La digital disruption sta rivoluzionando qualsiasi azienda, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore: all’orizzonte si delineano nuovi scenari organizzativi e competitivi, con modelli di business dirompenti rispetto al passato.

Nessuna organizzazione è immune al cambiamento, che implica due aspetti principali. Da un lato, la capacità di applicare le tecnologie digitali a qualunque processo in ottica di ottimizzazione ed efficienza; dall’altro, l’apertura culturale all’innovazione e la volontà di sperimentare, col fine di sviluppare rapidamente nuovi approcci al mercato cavalcando l’onda della digitalizzazione.

Il valore strategico della trasformazione digitale

Secondo Deloitte, la Digital Transformation è il risultato di implementazioni tecnologiche e competenze metodologiche: ad esempio, i software di analytics sono efficaci solo se poggiano su solidi processi di data management; le soluzioni di smart working funzionano a valle di ecosistemi IT costruiti bilanciando sicurezza e flessibilità. Grazie al know-how e ai metodi di organizzazione dei processi sottostanti le nuove tecnologie, la disruption abilita i benefici auspicati (dall’innovazione di prodotto alla customer satisfaction), determinando un decisivo aumento delle performance finanziarie

La survey riporta che nel 2020, il 45% delle aziende con una crescita di fatturato netto superiore alla media di settore dimostra un alto livello di maturità digitale, il 31% medio, il 15% basso.

Il ruolo dell’IT oggi

L’Information Technology sta vivendo un cambiamento epocale: bistrattata come centro di costo, oggi diventa un propulsore di profitto e il Chief Information Officer guadagna una posizione sempre più strategica ai tavoli decisionali dell’azienda.

L’emergenza Covid-19 ha ulteriormente rafforzato il ruolo dei sistemi informativi e delle tecnologie digitali come strumento imprescindibile di resilienza. Le aziende tecnologicamente più preparate hanno potuto rispondere con maggiore velocità ed efficacia alle imposizioni del lockdown, abilitando rapidamente soluzioni di smart working. Investire nella digitalizzazione si rivela la migliore medicina del periodo post-pandemico, garantendo continuità operativa a fronte di situazioni ancora incerte e poco prevedibili.

Come cambia l’Information Technology

Sul piano pratico, invece, la trasformazione IT si riflette a più livelli. Innanzitutto, il criterio principale che guida le scelte tecnologiche è rappresentato dalle necessità di business: il focus non è più sulla soluzione tout court. 

Oggi le aziende ricercano soluzioni IT che non solo siano in grado di integrare dati multi-source, ma che presentino anche funzionalità di engagement, collaboration e analitiche.

I software tradizionali, pensati per girare su infrastrutture on-premise, lasciano spazio alle applicazioni Cloud Native, sviluppate su container e per ambienti distribuiti.

Un altro cambiamento di paradigma è il passaggio dall’analisi descrittiva alle analisi predittive e prescrittive, rese possibili dalla presenza di dati disponibili in real time e provenienti da più fonti, nonché dai sistemi di intelligenza artificiale

Infine, l’Internet of Everything amplia il concetto di rete, con il proliferare dei dispositivi connessi e delle informazioni disponibili.

 

Portando il concetto di trasformazione digitale su un livello ancora più concreto, si possono distinguere tre fattori caratterizzanti e abilitanti: Cloud Transformation, applicazioni Cloud Native, DevOps & Agile.

Primo pilastro della Digital Transformation: la Cloud Transformation

Secondo le statistiche, oltre l’80% dei workload aziendali girerà in modalità as-a-service all’interno di ambienti Cloud. Il Cloud si va infatti affermando come il modello architetturale oggi più conveniente in virtù di una serie di vantaggi.

Scendendo nel dettaglio tecnico, esistono tre tipologie di architetture Cloud:

  • Private: gli asset vengono fruiti come servizio all’interno del data center aziendale che può risiedere in strutture di proprietà o affittate presso i Cloud provider; 
  • Public: le risorse sono erogate dalle infrastrutture del fornitore, accessibili tramite Internet e condivise da più utenti;
  • Hybrid: la tipologia destinata a prevalere, che prevede la commistione di Cloud pubblici e privati.

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I vantaggi

Nonostante le differenze, si possono individuare benefici comuni sul fronte IT e business che un’azienda può acquisire optando per un percorso di Cloud Transformation

Innanzitutto, tra le caratteristiche più apprezzate, bisogna citare la garanzia di continuità operativa e più genericamente di resilienza. Un ambiente distribuito su più data center, geograficamente distanti e accessibili tramite rete, assicura agli utenti la disponibilità dei servizi sempre e ovunque, anche a fronte di disastri.

I Cloud provider, grazie alle economie di scala, possono dotarsi di tecnologie performanti e all’avanguardia anche sotto il profilo della sicurezza. Nessuna azienda - che non abbia come core business i sistemi IT - sarebbe infatti capace di pari investimenti per la protezione delle proprie infrastrutture.

Al contempo, la possibilità di comprare rapidamente asset tecnologici come servizio, all’interno di contratti pay-as-you-go, permette di costruire ambienti IT in modo flessibile, scalabile all’occorrenza e più economico, specie se gestiti secondo l’approccio FinOps.

Il Cloud, insomma, è lo strumento che permette di allineare i sistemi informativi alle esigenze di business, bilanciando solidità e agilità.

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Un motivo in più...

Il Cloud diventa anche il mezzo di supporto per le politiche di internazionalizzazione delle aziende, poiché consente di predisporre velocemente infrastrutture e risorse tecnologiche in prossimità del mercato di destinazione. 

Ad esempio, il servizio China Unit di SparkFabrik permette alle aziende italiane di potenziare la presenza in territorio cinese grazie alla partnership con Alibaba Cloud e una serie di attività consulenziali. L’obiettivo è mettere a disposizione delle aziende un’infrastruttura sicura e compliant che permette di offrire servizi di qualità, veloci ed efficienti, ai clienti locali.

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Secondo pilastro della Digital Transformation: le applicazioni Cloud Native

Nei nuovi ecosistemi Cloud, le applicazioni tradizionali, pensate con una struttura monolitica per funzionare in ambienti client-server, potrebbero non funzionare correttamente o con adeguati livelli di performance. Da qui la necessità di un approccio allo sviluppo software alternativo, che permetta di valorizzare tutti i vantaggi di flessibilità e velocità di time-to-market promessi dal Cloud.

LEGGI ANCHE: Microservizi e applicazioni cloud-native: vantaggi rispetto ad un’applicazione monolitica

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I container

Poiché i software devono girare in ambienti IT eterogenei e Multi Cloud, la portabilità diventa una caratteristica imprescindibile. Le applicazioni vengono quindi incluse e distribuite all’interno dei container, ovvero istanze virtuali di un ambiente di runtime completo: così l’applicazione può essere eseguita e distribuita indipendentemente dall’infrastruttura hardware sottostante. Si ottiene così il disaccoppiamento tra le componenti hardware e software, garantendo la piena portabilità delle applicazioni in sistemi differenti (on-premise e in Cloud).

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I microservizi

I microservizi, poi, costituiscono un modello architetturale per lo sviluppo applicativo estremamente promettente: l’applicazione viene realizzata come somma di unità funzionali indipendenti e containerizzate. Così diventa possibile intervenire sulla singola funzione senza compromettere il comportamento complessivo del software, accelerando le modifiche richieste dal business. Inoltre, in caso di sviluppo ex-novo di un’applicazione, è possibile capitalizzare sul riutilizzo dei microservizi progettati in precedenza.

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Gli orchestratori di container

Nel nuovo scenario di software development, chiudono il cerchio gli orchestratori di container, ovvero piattaforme che permettono di ottimizzare e automatizzare la gestione dei container, altrimenti molto complessa da realizzare manualmente, se non addirittura impraticabile. Parlando di container orchestrator, non possiamo non citare l’esempio Open Source per eccellenza, Kubernetes.

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Terzo pilastro della Digital Transformation: DevOps & Agile

La capacità dei software di rispondere puntualmente alle richieste del business è la chiave del successo dell’azienda digitale. Cloud Computing, microservizi e container convergono verso l’obiettivo e favoriscono il ricorso alle tecniche di sviluppo Agile e DevOps, particolarmente indicate sia per lo sviluppo di web applications Cloud Native sia per la modernizzazione in ottica Cloud Native di applicazioni legacy.

Le metodologie Agili prescrivono di scomporre il progetto in cicli reiterati e sequenziali di breve durata, ciascuno finalizzato a raggiungere un piccolo miglioramento del prodotto fino a conseguire l’obiettivo finale. Ogni modifica apportata viene sottoposta a rilascio e verificata direttamente da parte degli utenti, così da raccogliere feedback e intervenire tempestivamente in caso di errore. 

La metodologia DevOps pone l’accento sulla collaborazione tra Developers e Operations durante tutto il ciclo di vita dell’applicazione (sviluppo, testing e delivery), garantendo maggiore velocità rispetto ai tradizionali processi di sviluppo. Il ricorso ai microservizi si presta molto bene alle pratiche DevOps: ogni microservizio è una funzionalità indipendente e permette dunque di avere piccoli team che collaborano al raggiungimento di un obiettivo comune. Ne deriva che è ancora più semplice procedere con rilasci incrementali e sempre testati.

Perché scegliere Agile e DevOps?

I vantaggi delle metodologie Agili e DevOps si riassumono in:

Velocità di sviluppo e rilascio

Grazie alle pratiche di Continuous Integration e Continuous Delivery si possono rilasciare nuovi incrementi e miglioramenti all’applicazione in modo frequente.

Qualità del codice

I continui riscontri degli utilizzatori permettono di correggere subito gli errori, che potrebbero risultare bloccanti.

Soddisfazione degli utenti

Anche grazie a DevOps gli utenti ottengono rapidamente un prodotto in linea con le proprie necessità.

Avviare un progetto di Digital Transformation in azienda

La componente digitale è sempre più pervasiva all’interno delle organizzazioni, permeando qualsiasi funzione e processo di business. La capacità di innovare correttamente lo stack tecnologico sottostante diventa un fattore critico di successo e addirittura di sopravvivenza.

Intraprendere il digital journey significa calibrare la giusta miscela tecnologica in relazione alle peculiarità aziendali, pianificando i percorsi di innovazione con raziocinio e stando attenti a non stravolgere equilibri delicati. 

La digitalizzazione impone quindi un approccio business-centric: sono le esigenze dell’azienda e dei clienti a determinare le opportune scelte tecnologiche. Lo switch di prospettiva rappresenta un passaggio chiave verso l’innovazione e richiede competenze specifiche, che possono essere ritrovate in un partner qualificato.

PER APPROFONDIRE: Application modernization: cos'è e quali sono i vantaggi

Al tuo fianco per l’innovazione tecnologica

SparkFabrik va incontro alle attuali necessità delle imprese, affiancando all’offerta tecnologica anche una proposta metodologica.

Ad esempio, organizziamo workshop dedicati allo User Story Mapping, una tecnica che permette di analizzare le interazioni tra l’utente e il prodotto web attraverso un processo condiviso all’interno di un gruppo di lavoro. Viene sostanzialmente immaginata, mappata e rappresentata graficamente una tipica esperienza d’uso, che evidenzia le esigenze e i desiderata principali dell’utente.

Tra i servizi consulenziali finalizzati alla Digital Transformation, SparkFabrik propone anche il Cloud Native Assessment, che permette di valutare lo status-quo in termini di tecnologia, processi e cultura, così da poter poi definire un percorso personalizzato di application modernization. Si esaminano quindi i singoli casi optando per la migliore soluzione e scegliendo tra diversi approcci: dal Lift and Shift (la semplice trasposizione sul Cloud di applicazioni tradizionali) sino alla completa modernizzazione delle applicazioni con l'introduzione dei container e l'adozione di nuovi paradigmi di sviluppo come i microservizi o Serverless.

Insomma, la digital disruption richiede cultura digitale (e consapevolezza del suo valore), le giuste tecnologie e soprattutto competenze specifiche, che spesso solo un partner di comprovata esperienza può fornire.

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